A
Attualità
Attualità, 6/2021, 15/03/2021, pag. 191

Nel confronto tra Bibbia e Corano: l’alterità fraterna

Kurt Appel

Perché cronologicamente dopo il cristianesimo, che in Gesù ha ricevuto il verbo di Dio fatto carne, appare di nuovo una religione con una pretesa di rivelazione che è diventata efficace nella storia? Qual è il significato del Corano per il cristianesimo se viene riconosciuto come Scrittura rivelata? Il teologo Kurt Appel affronta la questione del canone biblico e delle sue implicazioni di potere nelle due tradizioni (ebraica e cristiana) in rapporto con il Corano. Se il canone vuole che il suo lettore incontri la gloria del nome di Dio YHWH, che nel Nuovo Testamento avviene nella croce, cioè nell’empatia radicale con chi soffre, il contenuto del canone non coincide mai con un libro. Perché se il canone è ispirato dallo Spirito Santo, allora è radicalmente aperto alla sua rilettura. Nella storia l’apertura del canone si manifesta nel fatto che non esiste come un solo testo, ma nell’arco di una pluralità di testi. Forse l’espressione più estrema di questo attualmente si trova nella tensione tra la Bibbia e il Corano, dove quest’ultimo ancora una volta segna un’alterità ineludibile all’interno del canone biblico concluso con Gesù. Se la fratellanza significa l’affermazione dell’alterità, e se il nome di Dio YHWH non è direttamente rappresentabile, allora l’Evangelo potrebbe esprimersi come fratellanza canonica nella tensione tra Bibbia e Corano.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.